martedì 4 settembre 2007

I nostri percorsi su Google Earth

il mio percorso d'allenamento sul Conero, esattamente nella Baia di Portonovo (AN)

Ormai è da tempo che posseggo un Forerunner205, orologio con GPS integrato. Nelle trasferte in giro per l'Italia non ho più problemi a sapere quanti chilometri e a quale velocità sto correndo.
Ho scoperto solo da poco (in realtà ho poi visto che in rete è una cosa risaputa da tempo) la possibilità di interfacciare il mio Gps con le funzione di Google Earth e ricreare percorsi come quello della foto di qui sopra.
Per chi ancora non conoscesse questa funzione vi racconto come ho fatto, senza installare la funzione Plus di Google Earth (che è a pagamento).


1- Sono andato sul sito http://www.gpstm.com/ e ho scaricato la versione gratuita del programma GPS TrackMaker® Free

2- Dopo averlo installato e dopo aver collegato via usb il mio Forerunner 205 ho aperto il programma

3- Selezionando in alto a destra GPS e poi Garmin Interface (si può fare più velocemente con F8) il programma si connette con il GPS.

4- Selezionando REQUEST FROM GPS e poi ALL tutti i nostri percorsi verranno caricati nel programma

5- Poi bisognerà salvarli come Google Earth File (*.kml)

6- Aprendo il programma Google Earth basterà fare Apri e selezionare il file che abbiamo creato con il Gps TrackMaker

7- Nella cartella Luoghi comparirà il file Gps TrackMaker, cliccandoci sopra compariranno tutti i nostri percorsi (tracklogs) che potremo vedere e salvare come immagini jpeg!
Spero di essere stato utile, buon allenamento a tutti (anche a quelli senza GPS)!

mercoledì 22 agosto 2007

Alessandro Di Cintio il vero amatore (nascosto tra i file dell'hard disk recuperato)

Alessandro Di Cintio a Rubiera (settembre 2006)





Recuperare i dati dal proprio hard disk distrutto costa parecchio. A me è costato 696 euro ed è stata l’offerta migliore che ho trovato in giro (sul sito http://www.storageservice.it/ ).
Tra i vari file che ho recuperato ci sono le foto dei campionati italiani di mezza maratona nel 2006 a Rubiera. Non dico che ho speso 696 euro esclusivamente per questa cartella ma in cuor mio, quando l’hard disk è andato in fumo, tra i miei primi pensieri ci sono stati appunto i files di Rubiera.
Come mai?
A Rubiera ha corso Alessandro Di Cintio (che ora corre con i colori della mia società: la Runners Adriatico di Giulianova ) al quale, a fine gara, ho fatto alcune foto. Chi è Alessandro? Alessandro è uno che si alza tra le 3 e le 4 di mattina per andare a lavorare e il pomeriggio si allena.
A Rubiera Alessandro non aveva nessuna speranza per il titolo e mai l’avrà. Eppure eri lì alla partenza. Ed è partito, ha corso, ed è arrivato (con un invidiabile 73’ e spicci) e poi è tornato. Tornato non in albergo, ma direttamente nella sua Pescara, subito dopo, senza neanche attendere la premiazione.
I ccd della mia fotocamera digitale lo hanno catturato proprio in quell’istante, nella foto qui sopra.
Il sole al tramonto lo riscalda per gli ultimi istanti, il suo piccolo trolley è tutto ciò che ha, e alle spalle si lascia il traguardo. Una piccola bottiglietta d’acqua, alla quale si è prima dissetato dopo la fatica, luccica in una Rubiera ormai deserta. Due signore in lontananza, con delle bianche buste della spesa, vanno a preparare la cena e sono ignare dei chilometri che Alessandro dovrà ancora fare. Aspetta ora un soporifero autobus provinciale che lo porterà nella piccola stazione di Reggio. E da lì a Bologna, poi si cambia e il notturno fino a Pescara. Appena sceso dall’ultimo treno lo aspetta nuovamente il lavoro.Ecco perché per me Alessandro Di Cintio rappresenta il vero amatore…

giovedì 16 agosto 2007

Un lento ferragosto romano


Il percorso in bici del ferragosto romano (Con Gps Forerunner 205 e Google Earth Plus)


Forse non è da tutti passare il Ferragosto a Roma. Io addirittura ci ho portato parte della mia famiglia (mio padre e mio fratello, la mamma è rimasta nelle montagne in Trentino). Dopo aver percorso molte centinaia di chilometri nel ricercare e impressionare emozioni, ho preferito per un giorno di stare fermo.
Siamo partiti con le bici da casa mia e abbiamo percorso il lungotevere.
Non sembrava un giorno qualsiasi: tutto sembrava scorrere lento, anche il fiume. Ma la lentezza non sembrava noiosa ma piacevole, armonica. Bello questo lento ferragosto romano…

venerdì 3 agosto 2007

Muti, il piffero e la riabilitazione

il Maestro Riccardo Muti (foto Marco Anelli www.marcoanelli.com )
Non mi è mai capitato di parlare in modo diretto di avvenimenti che accadono sul mio lavoro, o peggio di notizie in stile gossip.
Questa volta farò un’eccezione. Poco tempo fa ho avuto modo di lavorare con il Maestro Riccardo Muti. Eravamo tutti in soggezione per il suo arrivo: da molti viene descritto come un personaggio duro e burbero. Devo dire che con noi non è andata così: è stato molto disponibile e collaborativo.
Ma non è per questo che ho scritto il post. Finito il lavoro il Maestro Muti si è ulteriormente trattenuto con noi e ha iniziato a parlare di musica, soprattutto di cultura musicale. Qui parlando del rapporto tra musica e scuola ecco la frase che mi ha folgorato “basta con questo piffero a scuola, basta con questi poveri bambini con ‘sti pifferi: proponiamogli l’amore per la musica, per l’ascolto…” (per una correttezza d’informazione queste non sono le testuali parole del Maestro ma una mia interpretazione a distanza di qualche giorno).
La folgorazione c’è stata perché mi sono rivisto bambino quando odiavo quel maledetto piffero. Facevo già fatica a fare “barilla”, come esame di terza media portai con grande fatica “eurovisione”. Ed ora cosa accade davanti a me: uno dei più grandi Maestri d’Orchestra al mondo che denigra uno dei principali strumenti di educazione musicale italiana. Per me è stata una grande riabilitazione: se Riccardo Muti ha detto che il piffero è una grande bufala allora il mio odio infantile verso quello strumento non era un fatto di negligenza; forse di lungimiranza? Forse erano i miei compagni in torto che si sporcavano le mani suonando quello strumento?
Oggi, a distanza di vent’anni da allora, finisco il lavoro, torno a casa felice e un po’ incazzato per non essere ancora lì sui banchi e poter dire: voi non sapete cosa mi ha detto Muti…

domenica 29 luglio 2007

Siamo in molti a correre


In questi due mesi fermo dalle corse ho notato che sono in molti a correre.
Sul lungomare napoletano, ad esempio, mentre ci fermavano i carabinieri di guardia all’ambasciata americana per un nostro improvvisato cameracar, osservavo uomini e donne correre sotto un sole a picco, facendosi slalom tra la folla.
Ma anche sotto casa mia a Roma, nelle sveglie tra il giorno e la notte per cogliere l’alba, c’è sempre qualcuno che passa sgambettando in abbigliamento tecnico. A volte mi capita osservarli nel trasferimento in macchina tra una location e l’altra o nei frequenti sopralluoghi che faccio in tutta Italia. Li vedo scorrere attraverso il mio finestrino e a volte sembra un'apparizione. Non dico nulla a chi mi sta a fianco ma osservo in silenzio, come sul lungomare di Bari, nei parchi di Bologna e Milano, nei paesaggi selvaggi del Salento o della Calabria.
Io sempre con un esposimetro o una macchina da presa, nella bolgia emozionante e frenetica del set, noto questi miei “colleghi” nel gesto semplice della corsa. Un po’ mi viene da invidiarli e un po’, quasi sempre, mi viene da pensare “ se potessi corrergli a fianco, li lascerei subito dietro”. Ma mentre penso a ciò sono già lontani.

domenica 22 luglio 2007

Ho addirittura sognato di correre


Ho addirittura sognato di correre. Non mi era mai successo. Non ho corso per due mesi ed è accaduto. In questi due mesi ho fatto bellissime cose; spesso di chi fa la mia professione si dice “è lui che crea la magia”. Ebbene in questi due mesi forse anch’io un po’ ne ho creata.
Ma riaprire l’armadio e prendere maglietta e pantaloncini abbandonati lì da tempo è stato per me un riprendere una storia tenuta in sospensione. Come quando al cambio stagione si riprendono nel cellophane abiti che avevi quasi scordato. Ma poi velocemente ti ricordi i momenti che hai vissuto con loro addosso…
Sono sceso nuovamente sul lungotevere. Le roulotte e i loro abitanti sono ancora lì, così come i vagabondi, pittori, musicisti e fotografi. Ci sono sempre anche i runners. Di nuovo ci sono i bar aperti per l’estate. Chi li frequenta probabilmente non conosce cosa accade lì il resto dell’anno.E non sa cosa si perde. Bere la sera in questi locali mi fa sembrare come un vecchio generale in pensione che brinda sui quelli che furono duri campi di battaglia. Mentre cammino cercando di conquistare la giovane fanciulla che è al mio fianco, non posso fare a meno di pensare a quando calpestavo lo stesso terreno con un paio di Nike e un gps che mi dava il tempo. Ecco lì c’era il terzo km che diventava il 9 il 12 o anche il 18 al ritorno. Ora sono profumato e con una camicia di lino che mi fa stare fresco. Allora umidità e sudore, e a volte la voglia di fermarsi per la fatica. Ma cosa ne può saper questa? Forse potrei provare a spiegarlo, ma forse è meglio non parlare più.

domenica 6 maggio 2007

Nike o Reebok? Introspezione o Convivialità?

Dopo aver avuto la segnalazione, da un lettore del blog, della fusione Nike Reebok, son tornato sul sito http://www.goruneasy.com/ (il sito dedicato al podismo della Reebok) e ho scaricato anche gli spot che passa in tv la Reebok. La scorsa settimana avevo recensito lo spot Nike ed ora non posso che non metterli qui uno sotto l'altro per farveli giudicare contemporaneamente

Io personalmente ho apprezzato più quello Nike. Entrambi sono girati molto bene, ma quello Nike mi sembra più epico, mi ricorda di più i miei allenamenti dentro la città. Dentro una città ancora sonnecchiante, o dentro una città che sta vivendo la notte. Le prime luci dell'alba o i toni verdastri di insegne notturne... La bella solitudine di un uomo solo che si guarda intorno.

Quello Reebok è più edulcorato, le immagini sono un po' più soft. Il corridore non è mai solo ma parla piacevolmente con un amico, i colori del giorno e della notte ci sono tutti ma si osservano di meno.

martedì 1 maggio 2007

Run Easy


Ultimamente c'è una nuova passione per la corsa. La Reebok ha lanciato una campagna pubblicitaria con slogan tipo: CORSO IN 8 MINUTI O IN 4, UN CHILOMETRO E' SEMPRE UN CHILOMETRO.
La cosa sorprendente, in positivo, è che questi slogan non sono pubblicati nelle riviste o nei siti degli addetti ai lavori ma in luoghi frequentati e popolari. Nei sotterranei della metro di Roma, ad esempio. E' qui che mi hanno colpito, che mi ha colpito il già citato CORSO IN 8 MINUTI O IN 4, UN CHILOMETRO E' SEMPRE UN CHILOMETRO.
Run easy: tra noi amatori potrebbe sembrare un dato di fatto ma spesso non è così. Leggende metropolitane narrano di alcuni amatori che si accingono anche a sedute bi giornaliere. Nessuna condanna a chi svolge queste pratiche anche perché è proprio il bello della democraticità del podismo; così come accade nelle gare: campioni e amatori fianco a fianco sulla linea di partenza.
Ma per me è proprio con la filosofia Run Easy che la corsa avrà sempre più adepti; a volte i "cyborg" amatori fanno un po' paura…
P.S. per non sembrare un uomo Reebok volevo segnalarvi che ho visto questi giorni una pubblicità Nike su MTV (inerente la corsa naturalmente) molto ma molto bella...
La trovate qui sotto

You tube

Su You Tube (www.youtube.com) si trova veramente di tutto.
E' già da qualche settimana che ho aggiunto sulla colonna destra del blog uno spazio con i video scoperti su you tube. Ma ho notato che in pochi ci hanno cliccato sopra.
E allora ci faccio proprio un post!
Il primo non può non essere che la vittoria di Stefano Baldini alla maratona olimpica di Atene 2004

Tornando a cose più recenti ecco un simpatico video (fatto dall'amico Mario De Benedictis) sulla Maratona di Roma 2007
Rimanendo in tema Maratona di Roma ecco un video originale e anche utile: il percorso di gara (il video è naturalmente velocizzato) ad opera della Podistica Solidarietà di Roma ( www.podisticasolidarieta.it )
Per ultimo c'è questo filmato che documenta gli allenamenti di un gruppo di fortissimi atleti keniani. Da rimanere stupiti...

martedì 17 aprile 2007

Vivicittà 2007


eccomi all'arrivo del Vivicittà (foto Stelvio D'Attanasio )


Dopo solo due settimane dalla Stramilano domenica ho corso il Vivicittà a Pescara. La particolarità della gara è la partenza che viene data in contemporanea in molte città italiane e straniere. Siamo partiti alle 10e30 su un circuito cittadino di 6km da ripetere due volte (per un totale di 12km). Ho impostato la gara su un ritmo non troppo veloce anche perchè, da dopo Milano, non ho ancora svolto allenamenti specifici. In testa al gruppo sono invece partiti da subito Daniele Grande, Alessandro Brattoli, Sergio Naglieri, Michele Del Giudice e il giovane Francesco Marchetti in compagnia di Alberico Di Cecco che, fuori gara, effettuava una seduta di allenamento. La vittoria è poi andata a Daniele Grande su un ritrovato Alessandro Brattoli (protagonista nei primi anni 90 del mezzofondo giovanile italiano). Attardati invece Del Giudice e un Marchetti non proprio in forma. In campo femminile ha vinto facilmente la 18enne marocchina dell'Atletica Gran Sasso Asmae Chizlane. Per quanto mi riguarda ho chiuso al ritmo di 3'30'' al km in 42'21'' classificandomi 23 assoluto e quarto di categoria.

lunedì 2 aprile 2007

Stamilano: la gara, gli incontri e il gps

Eccomi quasi in crisi al km18. Foto di Nicola Pellizzari (tratta dal sito www.podisti.net)
Il pubblico di Milano non sarà certo quello di qualche settimana fa della Maratona di Roma ma devo dire che è stato caloroso durante tutto il percorso. Sono arrivato un po’ prevenuto, da cose dette e lette un po’ dappertutto, sulla “belligeranza” dell’involontario pubblico milanese.
Invece nei vari angoli dove è passata la gara c’e sempre stato un capannello di persone a fare il tifo. La giornata non è stata delle migliori (il classico diffusone milanese) ma per noi corridori molto buona.
“Non usciranno mai delle grandi foto” penso tra me e me durante la partenza e quando, sul tragitto, incrocio i teleobiettivi spinti dei vari fotografi.
Bello il giro di boa tra il secondo e terzo chilometro: così noi amatori possiamo vedere sfrecciare di fronte a noi i vari campioni a velocità pazzesche. Oltre agli uomini vedo sfrecciarmi in faccia le prime donne, entrambe oltre che bravissime anche molto carine: l’ungherese Aniko Kalovics e la marocchina Nadia Ejjafini.
Nel frattempo imposto il mio ritmo sui 3’35’’ al km (dopo il secondo km di “perlustrazione” a 3’48’’) e sorpresa… il mio gps inizia ad impazzire. Mi segnala un chilometro a 3’10’’; per fortuna che ogni km è segnalato e passo al cartello dei 7km 20’’ dopo (a 3’30’’ quindi). Penso “sarà stato un intoppo passeggero”, ma invece la storia si ripete anche al km8. E allora grande mossa di abilità: nonostante il ritmo riesco ad entrare nei parecchi settaggi del gps ed escludere la funzionalità gps. Il funzionamento diventa quindi come un normalissimo cronometro, ma pesa ed ingombra il triplo rispetto ad un modello normale. Bell’affare!
Al km 10(dopo alcuni brevi pendii) passo a 35’53’’ media di 3’35’’ e proiezione finale di 1h15’35’’
Ottimo. Mi sento bene e provo a continuare così. Nel frattempo raggiungo un signore (e quello con la divisa blu nella foto) che mi farà compagnia quasi fino all’arrivo.
Verso il 12esimo km (se non sbaglio) un incontro felliniano: quello con una squadra di calcio di serieA. I ragazzi della squadra uscivano dall’albergo per essere portati in pulman allo stadio e l’albergo era proprio sul percorso di gara. Quindi, leggendo poi le partite del giorno, potevano essere o i giocatori dell’Inter o del Parma. Ebbene non si sa chi era più stupito dell’altro: gli sguardi erano forti da entrambe le parti. Ragazzi milionari ben vestiti che vedono individui di tutte le età faticare in pantaloncini e canottiera: ce n’è anche per un saggio sociale. Ma chissà quanti (di loro) avremmo fatto fuori (atleticamente parlando) se si fossero accodati per qualche chilometro.
La visione dura qualche secondo e invece i km sono ancora tanti. Il mio nuovo compagno (sempre quello con la casacca blu) sembra scoppiato e allora verso il 13/14 esimo chilometro provo ad andarmene su una leggera salitella. Niente da fare. Questo dimostra molta esperienza e il fiatone che aveva prima sembra quasi cessato. Al 15esimo chilometro inizio ad affaticarmi. Fin lì la media è sempre giusta 3’35’’al km ma da lì in poi e quasi un calvario. Le gambe non vanno più. Riesco a stare con il mio gruppetto fin verso il 18esimo chilometro. Ma dal 19esimo alla fine vado a 4’ al km. Riesco comunque ad arrivare1h17’40’’ alla media di 3’40’’ al km. 119esimo assoluto su 4560 arrivati e 17esimo tra gli amatori: non male ma posso fare meglio!

domenica 25 marzo 2007

Spostamenti e chilometri

logo tratto dal sito www.stramilano.it

Questi ultimi 7 giorni hanno segnato per me quasi un record (non sportivo).
Lunedì Roma Bologna. Martedì Bologna Roma e rientro in serata a Bologna. Mercoledì Bologna Padova e di nuovo Bologna. Giovedì Bologna Voghera e poi Milano. Venerdì Milano Bologna. Sabato Bologna Roma. Oggi (domenica) sono rimasto a casa.
Penso poi che chilometri e spostamenti sono relativi; ad esempio mi viene in mente il mio amico Franco che ogni giorno si fa Napoli Trieste andata e ritorno (anche se in aereo).
Domenica prossima non mi spaventa lo spostamento che farò fino a Milano (anche se prima sarò tra Bologna, Voghera e Viareggio) ma mi intimoriscono i 21,097 km che mi aspettano della Stramilano...
Se siete da quelle parti avrò il pettorale n.526

domenica 18 marzo 2007

La maratona di Roma, la Coppa del Mondo e le buone azioni quotidiane

eccomi con la Coppa del Mondo (quella vera)

Questa settimana, in preparazione della Stramilano del 1 aprile, piccola delusione sui 4x3000 metri (con 1 km di recupero) . Dopo le prime due ripetute a 10’28’’ e 10’38’’ (rispettivamente a 3’29’’ e 3’32’’ al km), già nella terza ero un po’ in affanno (percorsa in 11’ netti a 3’40’’ al km) e purtroppo nell’ultima ripetuta mi sono fermato dopo 1km e 700 metri per stanchezza. Ora mi è rimasto un ultimo test, settimana prossima, sui 3x5000 metri: speriamo bene!
Settimana intensa anche nel lavoro: spot con la coppa del mondo (quella originale della finale). Emozionante tenerla in mano. Forse più emozionante però stamattina vedere passare sotto casa mia la Maratona di Roma. Dopo un incitamento ad Alberico Di Cecco (purtroppo come sapete non gli è andata bene) ho aspettato qualche minuto e mi sono accodato ad un gruppo che viaggiava intorno ai 4’ al km. Bellissimo passare per un Roma in festa e con così tanti spettatori ad incitare. Ho percorso con il gruppetto circa un 14km e poi ho rigirato verso casa per concludere i 22km che avevo di lungo lento.
Tornando indietro sul lungo Tevere ho avuto un po’ di nostalgia del correre in gara e, forse complice questo clima di sport puro e festoso, ho addirittura compiuto due buone azioni nei km restanti verso casa (ciò solitamente non accade facilmente…). Ho scortato un podista che si era ritirato in zona ponte milvio verso la metro per poi farlo tornare in zona partenza e poi ho rimesso la catena della bici ad una signora che proprio non ce la poteva fare. Che dire: la corsa rende più buoni…




lunedì 12 marzo 2007

Andrea Lalli, Danilo Di Luca e la Maratona di Roma

Danilo Di Luca, foto tratta dal sito www.ansa.it
Ieri, dopo un ottimo lento sulla strada parco di Pescara (20km 1h20'17'') con l'instancabile Alessandrio Di Cintio (trovi su di lui un interessante post sul blog di Mario http://mariodebenedictis.blogspot.com/2007/03/il-sonno-del-giusto.html#links ), il giovane Alessio Bisogno (che ogni tanto provava a viaggare intorno ai 3'30'' - poi fermato "d'autorità" da me ed Alessandro) e l'immancabile Mario De Benedictis, torno a casa per vedere, su Rai Sport, i Campionati Italiani di Corsa Campestre. Oltre a riammirare i paesaggi visti fino a qualche giorno prima (la gara si disputava infatti a Villa Lagarina in provincia di Trento) finalmente posso vedere in azione il neo seniores Andrea Lalli. Grande prova la sua che fa sperare per il futuro del mezzofondo italiano. Andrea non ha certo bisogno di presentazione (pochi mesi fa ha vinto il titolo europeo di corsa campestre juniores) ma il passaggio dagli juniores ai senior di solito non è indolore. Lui ha invece dimostrato carattere, è arrivato terzo a pochi secondi dal campione uscente Gabriele De Nard, battendo Ruggero Pertile e il suo compaesano Luciano Di Pardo. Grande Andrea, continua così!!!
Il giorno prima mentre viaggiavo tra Bologna e Pescara altra bella notizia: Danilo Di Luca vince la Milano Torino, la decana delle classiche italiane (ovviamente di ciclismo!!!).
Che dire: ci aspettiamo grandi cose la prossima settimana dalla Maratona di Roma. Speriamo nella vittoria di qualche italiano, o meglio di un altro atleta abruzzese, ma per scaramanzia non facciamo nomi!

lunedì 5 marzo 2007

Ho visto anche topi a Bolzano


Il destino di una famiglia spesso scorre, in forme e modi diversi, di padre in figlio.
Più di trent'anni fa mio padre, allora di qualche anno più giovane di me adesso, si trovava, spaesato, ai piedi delle Dolomiti per il suo primo contratto da docente. Lo smarrimento iniziale fu subito colmato dalla conoscenza di una ragazza locale che divenne poi mia madre.
A distanza di tanto tempo eccomi di nuovo da quelle parti proprio a raccontare (per un documentario) storie di docenti e di emigrazione. Rivivo le emozioni paterne della scoperta e del ritrovarsi d'improvviso dal monotono paesaggio della pianura padana alle vallate circondate dai monti.
Oggi finito il lavoro corro solitario 18km notturni sulla ss12 tra San Giacomo e Bolzano e penso a mio padre come si doveva sentire quando arrivò in quello sperduto paesino. L'autostrada era ancora in costruzione e la Pescara degli anni '70 non era certo il Trentino di questi ultimi anni.
Ad un tratto un topo mi taglia la strada. Mi viene in mente un verso di Claudio Lolli parafrasato in “ho visto anche topi a Bolzano”. Forse non ci crederete ma sul lungotevere non mi è mai capitato...

sabato 24 febbraio 2007

Cortometraggi

Questa settimana voglio linkare alcuni cortometraggi di amici, tutti pugliesi.

Il primo è Come a Cassano, girato a Bari e diretto da Pippo Mezzapesa. Ha avuto una menzione ai Nastri d'Argento 2006.
Il secondo è Tana libera tutti di Vito Palmieri girato a Roma, in cinquina ai David di Donatello 2006.
ll terzo è Il sogno di Nando di Fabrizio Colucci girato a Taranto

Buona visione!!!

domenica 18 febbraio 2007

Il paradosso del competitore

una foto di mario De Benedictis in gara nel 1990

Il racconto che riporto qui sotto è stato scritto, tempo fa, da Mario De Benedictis e si chiama " Il paradosso del competitore".

A volte mi capita di ricordare brani dei miei quattordici-quindici-sedici-anni che credevo definitivamente consegnati all'oblio di una dolorosissima rimozione. A volte- ma solo poche volte - riesco anche a sorridere di qualche episodio legato all'esperienza sportiva che feci in quegli anni: due ore e mezza senza mai fermarmi, in salita, in discesa e sul piano; sole, vento, pioggia e neve, da gennaio a dicembre. Mi allenava mio padre. Mi impediva di fermarmi quando avevo male ai tendini, quando mi veniva da piangere e c'erano ancora venti chilometri da fare. Mi sfotteva ricordandomi l'ultima sconfitta: ché quello non era l'evento che avvicinava l'eroe agli uomini, ma l'umiliazione al buon nome della famiglia. La sua. Ricordo di come cercavo d'inventarmi un modo per passare il tempo, quel tempo fatto di minuti che duravano ore, quando mi arrampicavo sui colli di Pescara, e di ore che fuggivano via come secondi, una volta a letto, la sera. Un modo era quello di dilatare il più possibile il riscaldamento - durava circa cinque chilometri - prima di tuffarmi in un'angosciante progressione cronometrica, nell'ennesima sfida quotidiana con l'avversario di turno (fratellino compreso, ahimè).Nella stagione agonistica '79/'80 cercai di dividere la mia solitudine marciando con Domenico. Quattordicenne come me, andava un po' più piano di me. Mio padre non avrebbe maiallenato un atleta bravo quanto il sottoscritto. Pur essendo mio coetaneo Domenico sembrava molto più maturo. Per intenderci, io, filiforme e piccino, dimostravo sì e no dodici-tredici anni; lui almeno quattro di più. Alto già quasi un metro e settanta, era di corporatura robusta; gambe come due tronchi e torace impettito a conferirgli un aspetto quasi tracotante. Domenico, con i suoi capelli rossi, grossi come fili di rame e ondulati, portati sempre in ordine. In quel periodo l'allenamento consisteva nel ripetere venti volte un circuito asfaltato di un chilometro. Teatro dello stillicidio podistico era la pineta D'Avalos di Pescara. Io e Domenico eravamo amici. Ventidue ore al giorno. Partivamo,dopo aver allacciato nervosamente le scarpette (guai fermarsi durante la prova!); iniziava così il riscaldamento su quel maledetto circuito. Un riscaldamento per modo di dire. La gara prendeva il via dal secondo chilometro, in barba alla regola dei cinque chilometri. Lo sguardo fisso oltre l'orizzonte, i piedi rapidi a guadagnare quei pochi ma preziosissimi metri che davano a me la certezza di una superiorità atletica - molto spesso soltanto psicologica - e a lui, il placido Domenico, Mimmo per gli amici (anche quelli per ventidue ore su ventiquattro), il segnale di un tragico conto alla rovescia. Mi spiego meglio. Mio padre stabiliva le regole del gioco. Dovevo doppiare Mimmo. Dargli cioè un chilometro di distacco entro venti chilometri. L'anello di grigio bitume diventava allora il Circo Massimo. I nostri sguardi si cercavano ad ogni giro, gli occhi come quelli di camaleonti in canottiera e pantaloncini: nervosissimi e indipendenti per lasciare la testa indifferente e persa in direzione dell'infinito (guai dare all'avversario l'impressione di essere osservato, di contare per l'altro, qualcosa).Cercavamo riferimenti: "questo giro gli ho preso quarantametri", "me ne ha dati quaranta, non mi doppierà mai", eccetera eccetera. E giorno dopo giorno il doppiaggio, da mio padre dato per scontato, chiedeva un tributo sempre più alto. Un'emorragia di zuccheri e sudore, impastata a imprecazioni luridissime - all'indirizzo dell'amico part time -, piccole cattiverie di cui ancora oggi mi pento sinceramente. E già. Perché se per me diventava sempre più difficile aggiungere qualcosa alla mia condizione atletica, per Mimmo i margini di miglioramento erano più ampi: aveva iniziato ad allenarsi da poco e, sebbene il suo talento non fosse grandissimo, tra noi la differenza,diciamo così, prestazionale, andava pian piano riducendosi. Mimmo ogni giorno era qualche metro più bravo. Così si consumò la sua vendetta bonsai, un capolavoro di filosofia eleatica. Quel giorno mi concesse circa cinquanta metri a giro, dandomi l'illusione di essere,come sempre, doppiato nelle ultimissime tornate. Ma così non fu. Mimmo era insolitamente tranquillo, non sbuffava come una locomotiva ingolfata. La sua azione appariva innaturalmente lineare, composta, terribilmente efficace. La sua testa, solitamente inclinata nel senso della curva,stava ben dritta, a cercare il traguardo (un chilometro più in là). Io non ne avevo quasi più e attendevo che l'amico part time andasse incontro al suo quotidiano destino di vittima sacrificale, immolata sull'ara dell'innocente sadismo di mio padre. A quattrocento metri circa dall'arrivo, quando avevo Mimmo a dieci passi da me, lo vidi partire. Al triplo della mia velocità. Praticamente irraggiungibile. E non valeva niente il fatto che io stavo concludendo e che lui aveva ancora un giro da compiere. Che gli avevo smollato, comunque, novecento e passa metri. Io avevo perso. Avevo perso per mio padre. Avevo perso per il passante che vide soltanto l'accelerazione di Mimmo. Su un circuito primo e secondo non esistono; e c'è un momento,eterno e immobile, in cui è il secondo a precedere il primo. Quella meravigliosa metafora esistenziale è uno dei doni più preziosi - soltanto oggi lo comprendo - avuti da un amico.

domenica 11 febbraio 2007

Tevere pioggia e notte

un'immagine tratta dal film Lady in the water

Correre sul lungotevere di notte è come sprofondare in un mondo parallelo. Da casa mia il passaggio dalla strada trafficata al ciottolato che costeggia il fiume è senza soluzione di continuità. Non vi sono né scalini né deviazioni, la strada semplicemente scende, scende fino a dove è possibile: a pochi centimetri dall’acqua.
I rumori della città si fanno più ovattati e, a differenza del giorno, l’intensità luminosa è meno di un quarto rispetto al mondo sovrastante. Le pupille si dilatano e viene naturale rallentare per qualche centinaio di metri. Gli occhi poi si abituano alla penombra e si ritorna alla velocità iniziale.
Mi è capitato qualche giorno fa di correre lì di notte. Il cielo nonostante fosse nuvoloso emanava una luce propria e faceva da contrasto alle calde luci dei lampioni sparse ogni tanto sul percorso. Mi viene da pensare, mentre corro, come nel mio lavoro sia laborioso ricreare un’atmosfera simile: fare avvertire le tonalità fredde di un cielo notturno assieme alle calde della luce artificiale. Ripenso a film visti ultimamente giocati con queste tonalità e mi viene in mente la fotografia di Christopher Doyle in Lady in the water e la Trieste di Fabio Zamarion in La sconosciuta.
Ecco che inizia a piovere. Piove seriamente, anche dei fulmini cadono molto vicini alla città. In pochissimo tempo sono fradicio ma continuo a correre imperterrito (non avevo comunque altra scelta poiché stavo già ripercorrendo la via del ritorno).
A volte sbaglio l’appoggio del piede e mi trovo dentro una pozzanghera. Avere i piedi bagnati Ë una brutta sensazione, l’unico antidoto è appunto correre, correre senza fermarsi. Continuo a notare le calde incandescenze che rispecchiano nel Tevere e in tutto questo marasma mi sento un po’ mitico. Ripenso ad imprese storiche e mi immedesimo: Coppi che valica solitario un passo dolomitico, Bordin che vince l’Olimpiade, l’Italia campione del mondo nel 1982, Marco Pantani, Stefano Baldini, Mike Tyson, Maradona…
Dopo tutto questo pensare mi sento anche un po’ coglione perché sto andando a non meno di 4 minuti al chilometro in una normalissima seduta di corsa lenta di un qualsiasi amatore.
Il bello della corsa è che, se stai bene fisicamente, ti dà tempo per pensare a tutt’altro e anche a fantasticare su ogni cosa.
Arrivo poi a casa, mi levo le scarpe sennò è un massacro per la moquette e metto subito in lavatrice tutto quello che avevo addosso. Mi accorgo che tutti gli indumenti che ho usato hanno impregnato l’odore del Tevere.
Entro dentro la doccia e sono troppo felice dell’acqua calda che mi scorre addosso...

lunedì 5 febbraio 2007

Campionati Regionali di Corsa Campestre

Foto di gruppo

Eccomi durante la gara

Assieme a Marco Agresta (terzo assoluto e primo di categoria)

Alessandro Di Cintio (secondo assoluto)



Ieri Campionati Regionali di Corsa Campestre. Sorpresa: mente vado a prendere il pettorale scopro che la mia categoria (amatori) non è presente perché la gara è riservata esclusivamente alla categoria Master. Domanda: ma se la settimana prima si era svolta il Campionato di Corsa Campestre riservato agli Assoluti e naturalmente la nostra categoria era esclusa, se non corriamo con i Master con chi corriamo?
Senza darmi e ne ricevere una risposta, opto per gareggiare fuori gara, con un pettorale contrassegnato con una X , forse nel caso qualcuno avesse da protestare.
Si parte nel Parco D’Avalos, un parco che ha segnato la mia infanzia di corridore: qui vinsi le mie prime gare tra il1988 e il 1990 arrivando con alcuni miei coetanei che poi di strada ne hanno fatta, due nomi per tutti Danilo Di Luca e Massimo Oddo. Sempre nello stesso parco, nella categoria degli anni antecedenti al nostro, già primeggiava e si distingueva Alberico Di Cecco.
Ed è proprio Alberico Di Cecco che ritrovo, naturalmente da spettatore, alla gara. Inoltre arriva il presidente della nostra società Gianni Petrella, il direttore tecnico, nonché mio allenatore, Mario De Benedictis, e altri due atleti della Runners Adriatico: Alessandro Di Cintio e Mauro Viola, oltre alla ex azzurra Romina Rastelli.
La partenza vede subito al comando Nourredine Makhloufi e Alessandro Di Cintio, segue Mauro Battista e dopo qualche metro eccomi assieme a Marco Agresta. Mi sento bene e il ritmo non mi pare eccessivo. Noto che l’ottimo Alessandro inizia a perdere un po’ di terreno su Makhloufi ela sensazione è di recuperare preziosi metri. Dopo circa 2 chilometri cerco addirittura di staccare Agresta e cambiare ritmo. Ed ecco che nel giro di poco (un chilometro) mi sento in subbuglio lo stomaco e decido di fermarmi… Misera figura, soprattutto in una location che tanto rappresenta per me e con tante persone, per me importanti, a vedermi! Non mi rimane che vedere l’arrivo in solitaria di Makhloufi, il buon secondo posto di Alessandro Di Cintio e il terzo di Marco Agresta (primo della sua categoria).
Nonostante tutto è stata comunque una piacevole giornata, sperando per le prossime volte in risultati migliori…

domenica 21 gennaio 2007

La corsa di Miguel

eccomi con il n. 2945 (foto di Stefano De Angelis)


Miguel Sanchez, maratoneta argentino desaparecido nel 1978



Oggi la mia prima gara dell'anno: la corsa di Miguel ( www.lacorsadimiguel.it )e anche la prima con la divisa della mia nuova società la Runners Adriatico di Giulianova ( www.runnersadriatico.org )
Fino all'ultimo non ero sicuro della mia partecipazione perchè ero in ballo per girare un video clip (poi spostato).La condizione non è per me pessima ma nemmeno delle migliori (sono stato fermo una settimana per lavoro e trasferte varie).L'ultimo allenamento della settimana scorsa risale a mercoledì 10 con 6 ripetute sui 1000 metri a 3'19'' di media e 1'30'' di intervallo. Poi ho ripreso il 18 con corsa lenta (così anche il 19 e 20)
Tornando alla gara il risultato finale è stato di 35'23'' sui 10,3km del percorso (alla media di 3'24'' al km). In classifica generale sono arrivato 46esimo e settimo della categoria amatori (classifica generale http://www.h2smarathon.it/classifiche/download.aspgara=955&anno=2007&evento=Miguel&nomefile=7^%20La%20Corsa%20di%20Miguel.xls )
Purtroppo sono partito troppo forte facendo i primi 5km in 16'37'' (alla media di 3'19'') per poi chiudere gli ultimi 5 a 17'32'' (a 3'30'' al km). Questi tutti i passaggi al km:
3'12'' 3'17'' 3'20'' 3'22'' 3'25'' 3'31'' 3'26'' 3'34'' 3'30'' 3'29'' e gli ultimi 370 metri in 1'10''.
Il passaggio ai 10km è stato in 34'09''
Da segnalare anche il tempo del mio "socio" Franco Di Bonaventura che è giunto al traguardo in 37'19'' rientrando alle gare dopo molto tempo

Orgoglio e pregiudizio


Mi è capitato di leggere sul numero di gennaio di Correre una lettera di Lunetta Masi. Ve la trascrivo interamente perché devo dire che mi ha colpito molto e la condivido pienamente
" Non sono una podista ma sono molto vicina al mondo della corsa come spettatrice, tifosa e aiuto-organizzatrice di manifestazioni sportive. Mi capita quindi, spesso di leggere la vostra rivista e di apprezzarla per le storie di sport e vita che vengono raccontate, anche se proprio una di queste ha sollevato la mia vena polemica. Sarà stato l'incipit letterario (la metafora con l'Alfieri) a spronare maggiormente il mio spirito critico, deformazione professionale. E' che ho un'idea molto diversa dello sport rispetto al modello impersonificato da Monica Carlin, un'idea più terrena e umana. Insomma vorrei tutelare la sfera della corsa, anche di quella più lunga, da giudizi e soprattutto da pregiudizi che spesso la relegano alle imprese sovrannaturali, con la ferma convinzione che sia uno sport di tutti e per tutti. Le innumerevoli "fatiche" della "super" Carlin, che dorme cinque ore per notte, si allena con rigore due volte al giorno, lavora 13 ore, salta i pasti, fa 400km (42km di corsa e i restanti in bici) in un sol dì, oltre a sollevarmi dei dubbi e delle riserve riguardo alla composizione della giornata (che mi sembra ancora fissata a 24 ore), mi atterrisce, mi spaventa. Che tipo di sacrifici si è disposti a fare per "la libertà di confrontarsi lealmente"? E la cosa che mi spaventa di più è che non si ha la coscienza di questo sacrificio... che anzi il tutto venga definito una tecnica, cioè una serie di azioni programmate al fine di raggiungere un obiettivo; un procedimento razionale: "l'approccio giusto" come lo definisce la stessa Carlin. A sostenere, quindi, che questo approccio alla vita severo e segregante sia il modo giusto che permetta la brillante ed entusiasmante carriera professionale e sportiva della campionessa. Non è così, a mio modesto parere questo è un modo sbagliato di vivere lo sport, perché il cibo masticato quando capita, la vita sociale che sembra coincidere con l'attività professionale, l'amore sentito come restrizione della propria libertà personale, tutto questo non rende necessariamente campioni nelle maratone o nelle ultra, come non lo rende nella vita. E' solo un modo di dare poco valore al proprio tempo, che passa e non si recupera. Il fine non giustifica i mezzi, neanche nella corsa. E' così triste leggere che una sportiva salti il break del pranzo, come che faccia una cena fugace prima di andare a dormire, accreditando questi comportamenti come azioni coerenti a un procedimento logico e razionale, che ricorda le tante ragazze che per diventare belle e magre (il loro obiettivo) smettono via via di mangiare. Anche la loro è una scelta, "nessun sacrificio, anzi un piacere", che credono controllabile, basta un po' di "tenacia e voglia di riuscire". Ma piano piano, si perde il senso e quello che era un obiettivo nella vita diventa l'obiettivo della vita. Le maratone, come le ultra, sono sfide straordinariamente difficili, ma imprese estremamente umane, per affrontare le quali, anche per chi le vince, non è richiesto limite alla propria vitalità (che anzi ne verrà esaltata), o le proprie relazioni sociali e i propri comportamenti alimentari. Lo sanno molti podisti che hanno coscienza dei propri sacrifici, sanno a cosa rinunciano in ogni momento e quanto queste rinunce pesino, sanno quanto è difficile coniugare lavoro-famiglia e sport e si ingegnano alla ricerca di un equilibrio per non lasciare niente indietro, poiché tutto ha un importanza per la formazione umana, poiché tutti sono obiettivi per vivere felicemente, per dare senso a un tempo che passa. Perché l'Olimpo è di pochi e non è per gli umani, neanche per quelli che sembrano divini. Ma il paradiso terrestre è di tutti."

domenica 7 gennaio 2007

Chilometri e relatività sul Lecce – Bolzano

foto realizzata con Nokia n70 in uno dei miei tanti viaggi in treno...
Ieri sono partito alle 2:45 (la mattina presto o se preferite in tarda notte) da Pescara per Lecce. Alle ore 8:15 ero lì. Alle 8:30 ero seduto con il regista a vedere alcune scene di un film girato l’estate scorsa e a fare prove di color correction. Alle 17:45 mi sono alzato. Con un passo di circa 4’15’’ al km (gran velocità da fare in borghese con zainetto incluso) alle 17:50 ero in stazione. Alle 18:03 sono partito con l’espresso Lecce – Bolzano.
Per me che prendo quasi due treni a settimana l’espresso è stata una piacevole riscoperta. Ormai non lo prende più nessuno e quindi, paradossalmente, è diventato quasi un mezzo elitario.
L’espresso ha alcune comodità che nemmeno i T-biz Eurostar hanno.
Prima su tutti: puoi spegnere la luce che non è cosa da poco. Ultimamente la totale oscurità è stata sostituita da una lampadina blu. Ma essendo il blu un colore che assorbe tantissima luce non dà assolutamente problemi se uno vuole chiudere gli occhi.
La seconda comodità è che ci si può sdraiare completamente e riuscire quindi a dormire.
Terza comodità: si può camminare, senza dar fastidio a nessuno, nel lungo corridoio che è anche illuminato a sufficienza ogni circa due metri da tre innovativi led a luce fredda, creando interessanti chiaro scuri essendo abbastanza spottati.
Consiglio poi alcuni accorgimenti poco pubblicizzati da Trenitalia. I posti prenotati non sono più segnati e quindi ci si può trovare nel cuore della notte o in qualsiasi altro momento a dover cedere il posto a qualcuno che ha prenotato. Fortunatamente questa regola non vale per i posti dal numero 71 al numero 86 che non possono essere prenotati da nessuno. Alcune volte mi è capitato di vedere gli scompartimenti strapieni (di persone che avevano prenotato) tranne i due scompartimenti che occupano i posto dal 71-86.
L’espresso ha poi un fascino particolare per me, soprattutto quello che ho preso ieri: Lecce – Bolzano.
Lecce – Bolzano rappresentava fino a qualche decennio fa, e forse per alcuni versi rappresenta ancora, una distanza centinaia di volte maggiore rispetto all’effettivo chilometraggio.
Mi fa venire in mente fatiche e sogni dentro valigie di cartone. Lecce e Bolzano come una traversata oceanica… tutto è relativo.
Per noi oggi ( noi saremmo, oltre me naturalmente, Mario De Benedictis e Franco Di Bonaventura) l’epicità dell’espresso Lecce – Bolzano sono stati 18 chilometri percorsi a 4’15’’ al km sulla riviera di Pescara, dove a mala pena abbiamo sconfinato comune…
Tutto è relativo!

Trenitalia: truffa o errore informatico?

Avete mai provato a comprare un biglietto Trenitalia su Internet o nelle macchinette in stazione?
Se il vostro viaggio non prevede cambi non ci sono problemi, ma ipotizziamo invece che ci sia un cambio da fare.
Esempio: oggi 7 gennaio voglio comprare il biglietto Padova – Rovereto per lunedì 8 gennaio dalle ore 6 in poi.
Vado sul sito http://www.trenitalia.it/ digito destinazione, ora e data ed ecco le soluzioni di viaggio che mi dà Trenitalia:
sono quattro viaggi (dalle 6:45 alle 10:54) tutti con scalo a Verona e nella prima tratta (Padova – Verona) compaiono solo treni con maggiorazioni nel prezzo: Eurostar ed Intercity.
Cosa mi viene da pensare in totale buona fede? Che nella tratta Padova - Verona il giorno 8 gennaio dalle 6 di mattina alle 10:54 non circolano treni a costo normale (regionali, inter regionali o espressi) perché senno il data base di Trenitalia me gli avrebbe puntualmente segnalati.
Provo comunque a fare la prova del nove: digito la tratta Padova – Verona sempre per lo stesso giorno ed ora e magicamente compaiono 5 (!!!) treni regionali, per l’esattezza alle 6:02 6:18 7:28 7:49 8:17. Errori di gestione del software da parte di Trenitalia? Chissà… sappiamo solo che quei cinque treni “nascosti” hanno un costo di 4,80€ contro gli 11€ dell’Eurostar…
Per non parlare di chi dovesse digitare un Firenze – Imola. Nella prima tratta fino a Bologna compaiono 27 treni (dalle 6:38 alle 22:53), tutti con maggiorazioni di prezzo.
Digitando solo la prima tratta compaiono due treni a costo normale (4,65€) e qui gli Eurostar costano addirittura 15€!
Quindi ci viene da chiedere… truffa o errore informatico?

Un 2006 da Amatore

eccomi all'arrivo della Sette Camini in Corsa (foto Isabella Mascivecchio)



Nell’anno appena trascorso mi sono allenato 153 volte, ho percorso 1820 chilometri e ho gareggiato due volte: il 15 ottobre nella Roma Urbs Mundi ( 10km in 35’38’’ alla media di 3’33’’ al km; 39esimo classificato e 11esimo della categoria amatori) e il 3 dicembre nella Sette Camini in Corsa (10,6km in 36’25’’ alla media di 3’26’’ al km: 9° classificato e 3° della categoria amatori).
Da una parte tutto ciò sembra un miracolo. Esattamente un anno fa spegnevo l’ultima sigaretta (delle mie trenta giornaliere) e con fatica alternavo 5’ di corsa a 5’ di passo (portandomi anche 10kg in più a spasso).
Da qui una progressione inesorabile :
19 marzo descrivevo come un “medio” un allenamento di 4km con i seguenti passaggi 4’26’’ 4’10’’ 4’01’’ 3’59’’; 16 aprile gioivo per un 6km di medio a 4’04’’ al km;
22 giugno chiudevo 10 km di progressivo con i seguenti passaggi al km 4’00’’ 4’06’’ 3’56’’ 3’52’’;
15 settembre medio di 8km a 3’45’’ al km…
Il primo allenamento di quest’anno 8 ripetute di 1000 metri con 400 metri di recupero. Questi i passaggi: 3’25’’ - 1’44’’ - 3’23’’ - 1’49’’ - 3’26’’ - 1’45’’ - 3’18’’ - 1’44’’ - 3’20’’ - 1’55’’ - 3’26’’ 1’55’’ - 3’33’’ - 1’59’’ - 3’25’’.
Gli 8 km di ripetute alla media di 3’24’’ al km, i 2,8km di recupero a 4’36’’ al km, in totale ho corso per 10,8 km alla media di 3’43’’ al km!

Che dire: un bel 2006 da Amatore…