domenica 21 gennaio 2007

La corsa di Miguel

eccomi con il n. 2945 (foto di Stefano De Angelis)


Miguel Sanchez, maratoneta argentino desaparecido nel 1978



Oggi la mia prima gara dell'anno: la corsa di Miguel ( www.lacorsadimiguel.it )e anche la prima con la divisa della mia nuova società la Runners Adriatico di Giulianova ( www.runnersadriatico.org )
Fino all'ultimo non ero sicuro della mia partecipazione perchè ero in ballo per girare un video clip (poi spostato).La condizione non è per me pessima ma nemmeno delle migliori (sono stato fermo una settimana per lavoro e trasferte varie).L'ultimo allenamento della settimana scorsa risale a mercoledì 10 con 6 ripetute sui 1000 metri a 3'19'' di media e 1'30'' di intervallo. Poi ho ripreso il 18 con corsa lenta (così anche il 19 e 20)
Tornando alla gara il risultato finale è stato di 35'23'' sui 10,3km del percorso (alla media di 3'24'' al km). In classifica generale sono arrivato 46esimo e settimo della categoria amatori (classifica generale http://www.h2smarathon.it/classifiche/download.aspgara=955&anno=2007&evento=Miguel&nomefile=7^%20La%20Corsa%20di%20Miguel.xls )
Purtroppo sono partito troppo forte facendo i primi 5km in 16'37'' (alla media di 3'19'') per poi chiudere gli ultimi 5 a 17'32'' (a 3'30'' al km). Questi tutti i passaggi al km:
3'12'' 3'17'' 3'20'' 3'22'' 3'25'' 3'31'' 3'26'' 3'34'' 3'30'' 3'29'' e gli ultimi 370 metri in 1'10''.
Il passaggio ai 10km è stato in 34'09''
Da segnalare anche il tempo del mio "socio" Franco Di Bonaventura che è giunto al traguardo in 37'19'' rientrando alle gare dopo molto tempo

Orgoglio e pregiudizio


Mi è capitato di leggere sul numero di gennaio di Correre una lettera di Lunetta Masi. Ve la trascrivo interamente perché devo dire che mi ha colpito molto e la condivido pienamente
" Non sono una podista ma sono molto vicina al mondo della corsa come spettatrice, tifosa e aiuto-organizzatrice di manifestazioni sportive. Mi capita quindi, spesso di leggere la vostra rivista e di apprezzarla per le storie di sport e vita che vengono raccontate, anche se proprio una di queste ha sollevato la mia vena polemica. Sarà stato l'incipit letterario (la metafora con l'Alfieri) a spronare maggiormente il mio spirito critico, deformazione professionale. E' che ho un'idea molto diversa dello sport rispetto al modello impersonificato da Monica Carlin, un'idea più terrena e umana. Insomma vorrei tutelare la sfera della corsa, anche di quella più lunga, da giudizi e soprattutto da pregiudizi che spesso la relegano alle imprese sovrannaturali, con la ferma convinzione che sia uno sport di tutti e per tutti. Le innumerevoli "fatiche" della "super" Carlin, che dorme cinque ore per notte, si allena con rigore due volte al giorno, lavora 13 ore, salta i pasti, fa 400km (42km di corsa e i restanti in bici) in un sol dì, oltre a sollevarmi dei dubbi e delle riserve riguardo alla composizione della giornata (che mi sembra ancora fissata a 24 ore), mi atterrisce, mi spaventa. Che tipo di sacrifici si è disposti a fare per "la libertà di confrontarsi lealmente"? E la cosa che mi spaventa di più è che non si ha la coscienza di questo sacrificio... che anzi il tutto venga definito una tecnica, cioè una serie di azioni programmate al fine di raggiungere un obiettivo; un procedimento razionale: "l'approccio giusto" come lo definisce la stessa Carlin. A sostenere, quindi, che questo approccio alla vita severo e segregante sia il modo giusto che permetta la brillante ed entusiasmante carriera professionale e sportiva della campionessa. Non è così, a mio modesto parere questo è un modo sbagliato di vivere lo sport, perché il cibo masticato quando capita, la vita sociale che sembra coincidere con l'attività professionale, l'amore sentito come restrizione della propria libertà personale, tutto questo non rende necessariamente campioni nelle maratone o nelle ultra, come non lo rende nella vita. E' solo un modo di dare poco valore al proprio tempo, che passa e non si recupera. Il fine non giustifica i mezzi, neanche nella corsa. E' così triste leggere che una sportiva salti il break del pranzo, come che faccia una cena fugace prima di andare a dormire, accreditando questi comportamenti come azioni coerenti a un procedimento logico e razionale, che ricorda le tante ragazze che per diventare belle e magre (il loro obiettivo) smettono via via di mangiare. Anche la loro è una scelta, "nessun sacrificio, anzi un piacere", che credono controllabile, basta un po' di "tenacia e voglia di riuscire". Ma piano piano, si perde il senso e quello che era un obiettivo nella vita diventa l'obiettivo della vita. Le maratone, come le ultra, sono sfide straordinariamente difficili, ma imprese estremamente umane, per affrontare le quali, anche per chi le vince, non è richiesto limite alla propria vitalità (che anzi ne verrà esaltata), o le proprie relazioni sociali e i propri comportamenti alimentari. Lo sanno molti podisti che hanno coscienza dei propri sacrifici, sanno a cosa rinunciano in ogni momento e quanto queste rinunce pesino, sanno quanto è difficile coniugare lavoro-famiglia e sport e si ingegnano alla ricerca di un equilibrio per non lasciare niente indietro, poiché tutto ha un importanza per la formazione umana, poiché tutti sono obiettivi per vivere felicemente, per dare senso a un tempo che passa. Perché l'Olimpo è di pochi e non è per gli umani, neanche per quelli che sembrano divini. Ma il paradiso terrestre è di tutti."

domenica 7 gennaio 2007

Chilometri e relatività sul Lecce – Bolzano

foto realizzata con Nokia n70 in uno dei miei tanti viaggi in treno...
Ieri sono partito alle 2:45 (la mattina presto o se preferite in tarda notte) da Pescara per Lecce. Alle ore 8:15 ero lì. Alle 8:30 ero seduto con il regista a vedere alcune scene di un film girato l’estate scorsa e a fare prove di color correction. Alle 17:45 mi sono alzato. Con un passo di circa 4’15’’ al km (gran velocità da fare in borghese con zainetto incluso) alle 17:50 ero in stazione. Alle 18:03 sono partito con l’espresso Lecce – Bolzano.
Per me che prendo quasi due treni a settimana l’espresso è stata una piacevole riscoperta. Ormai non lo prende più nessuno e quindi, paradossalmente, è diventato quasi un mezzo elitario.
L’espresso ha alcune comodità che nemmeno i T-biz Eurostar hanno.
Prima su tutti: puoi spegnere la luce che non è cosa da poco. Ultimamente la totale oscurità è stata sostituita da una lampadina blu. Ma essendo il blu un colore che assorbe tantissima luce non dà assolutamente problemi se uno vuole chiudere gli occhi.
La seconda comodità è che ci si può sdraiare completamente e riuscire quindi a dormire.
Terza comodità: si può camminare, senza dar fastidio a nessuno, nel lungo corridoio che è anche illuminato a sufficienza ogni circa due metri da tre innovativi led a luce fredda, creando interessanti chiaro scuri essendo abbastanza spottati.
Consiglio poi alcuni accorgimenti poco pubblicizzati da Trenitalia. I posti prenotati non sono più segnati e quindi ci si può trovare nel cuore della notte o in qualsiasi altro momento a dover cedere il posto a qualcuno che ha prenotato. Fortunatamente questa regola non vale per i posti dal numero 71 al numero 86 che non possono essere prenotati da nessuno. Alcune volte mi è capitato di vedere gli scompartimenti strapieni (di persone che avevano prenotato) tranne i due scompartimenti che occupano i posto dal 71-86.
L’espresso ha poi un fascino particolare per me, soprattutto quello che ho preso ieri: Lecce – Bolzano.
Lecce – Bolzano rappresentava fino a qualche decennio fa, e forse per alcuni versi rappresenta ancora, una distanza centinaia di volte maggiore rispetto all’effettivo chilometraggio.
Mi fa venire in mente fatiche e sogni dentro valigie di cartone. Lecce e Bolzano come una traversata oceanica… tutto è relativo.
Per noi oggi ( noi saremmo, oltre me naturalmente, Mario De Benedictis e Franco Di Bonaventura) l’epicità dell’espresso Lecce – Bolzano sono stati 18 chilometri percorsi a 4’15’’ al km sulla riviera di Pescara, dove a mala pena abbiamo sconfinato comune…
Tutto è relativo!

Trenitalia: truffa o errore informatico?

Avete mai provato a comprare un biglietto Trenitalia su Internet o nelle macchinette in stazione?
Se il vostro viaggio non prevede cambi non ci sono problemi, ma ipotizziamo invece che ci sia un cambio da fare.
Esempio: oggi 7 gennaio voglio comprare il biglietto Padova – Rovereto per lunedì 8 gennaio dalle ore 6 in poi.
Vado sul sito http://www.trenitalia.it/ digito destinazione, ora e data ed ecco le soluzioni di viaggio che mi dà Trenitalia:
sono quattro viaggi (dalle 6:45 alle 10:54) tutti con scalo a Verona e nella prima tratta (Padova – Verona) compaiono solo treni con maggiorazioni nel prezzo: Eurostar ed Intercity.
Cosa mi viene da pensare in totale buona fede? Che nella tratta Padova - Verona il giorno 8 gennaio dalle 6 di mattina alle 10:54 non circolano treni a costo normale (regionali, inter regionali o espressi) perché senno il data base di Trenitalia me gli avrebbe puntualmente segnalati.
Provo comunque a fare la prova del nove: digito la tratta Padova – Verona sempre per lo stesso giorno ed ora e magicamente compaiono 5 (!!!) treni regionali, per l’esattezza alle 6:02 6:18 7:28 7:49 8:17. Errori di gestione del software da parte di Trenitalia? Chissà… sappiamo solo che quei cinque treni “nascosti” hanno un costo di 4,80€ contro gli 11€ dell’Eurostar…
Per non parlare di chi dovesse digitare un Firenze – Imola. Nella prima tratta fino a Bologna compaiono 27 treni (dalle 6:38 alle 22:53), tutti con maggiorazioni di prezzo.
Digitando solo la prima tratta compaiono due treni a costo normale (4,65€) e qui gli Eurostar costano addirittura 15€!
Quindi ci viene da chiedere… truffa o errore informatico?

Un 2006 da Amatore

eccomi all'arrivo della Sette Camini in Corsa (foto Isabella Mascivecchio)



Nell’anno appena trascorso mi sono allenato 153 volte, ho percorso 1820 chilometri e ho gareggiato due volte: il 15 ottobre nella Roma Urbs Mundi ( 10km in 35’38’’ alla media di 3’33’’ al km; 39esimo classificato e 11esimo della categoria amatori) e il 3 dicembre nella Sette Camini in Corsa (10,6km in 36’25’’ alla media di 3’26’’ al km: 9° classificato e 3° della categoria amatori).
Da una parte tutto ciò sembra un miracolo. Esattamente un anno fa spegnevo l’ultima sigaretta (delle mie trenta giornaliere) e con fatica alternavo 5’ di corsa a 5’ di passo (portandomi anche 10kg in più a spasso).
Da qui una progressione inesorabile :
19 marzo descrivevo come un “medio” un allenamento di 4km con i seguenti passaggi 4’26’’ 4’10’’ 4’01’’ 3’59’’; 16 aprile gioivo per un 6km di medio a 4’04’’ al km;
22 giugno chiudevo 10 km di progressivo con i seguenti passaggi al km 4’00’’ 4’06’’ 3’56’’ 3’52’’;
15 settembre medio di 8km a 3’45’’ al km…
Il primo allenamento di quest’anno 8 ripetute di 1000 metri con 400 metri di recupero. Questi i passaggi: 3’25’’ - 1’44’’ - 3’23’’ - 1’49’’ - 3’26’’ - 1’45’’ - 3’18’’ - 1’44’’ - 3’20’’ - 1’55’’ - 3’26’’ 1’55’’ - 3’33’’ - 1’59’’ - 3’25’’.
Gli 8 km di ripetute alla media di 3’24’’ al km, i 2,8km di recupero a 4’36’’ al km, in totale ho corso per 10,8 km alla media di 3’43’’ al km!

Che dire: un bel 2006 da Amatore…